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Robert Musil - I luoghi dei racconti


Ritorniamo ad immergerci in un periodo compreso tra il febbraio 1915 ed il 14 marzo 1916, un tempo in cui tra Palù del Fersina, Pergine, Levico e Caldonazzo viveva Robert Musil, scrittore conosciuto ed apprezzato, allora aiutante nel battaglione di fanteria Landsturm 169. Nei Diari, nei racconti e nel suo capolavoro incompiuto “L’uomo senza qualità” si possono ripercorrere i suoi spostamenti e si trovano descrizioni dei luoghi visitati.
Due novelle in particolare si soffermano su questi luoghi: Merlo e Grigia, quest’ultima ambientata a Palù del Fersina, descrive paesaggi e costumi di questi luoghi.

Nel febbraio del 1915 si ferma una decina di giorni con la moglie a Pergine, “piccola città italiana dove si coltivano gelsi e vigneti…” alloggiando in un albergo, molto probabilmente l’hotel Pergine nei pressi della stazione ferroviaria.
Già a poche centinaia di passi dal torrente incominciava la piccola città, non più grande di una borgata, ma così ben ordinata ed abitata da cittadini tanto benestanti, da assumere l’aspetto di una città. Ogni volta dietro gli ultimi cespugli scuotevamo bene i nostri pantaloni, toglievamo un poco la polvere dalle scarpe, facevamo rapidamente sparire dai nostri visi l’aspetto selvatico e per tutta la lunghezza della strada che si snodava tra i negozi chiamavamo Ali ai nostri piedi fino a quando raggiungevamo dall’altra parte la strada maestra che conduceva al lago e a nuovi divertimenti”.

Successivamente la coppia si sposta a Levico Terme, alloggiando a Villa Dalla Torre. In una lettera della moglie ad un’amica: “Siamo a Levico già da oltre un mese, prima siamo stati dieci giorni a Pergine, ed ora, in Primavera, tutta la Valsugana è bellissima. Specialmente il lago di Caldonazzo. Se Lei non conoscesse la zona e se tutto resterà pacifico, dovrebbe fare una gita a San Cristoforo che si raggiunge comodamente da Trento”.

In Valsugana lo scrittore partecipa ad azioni di disturbo, senza affrontare mai veri combattimenti, “Solcava la valle come un’ondata di sole, al di là di due colline dai bei nomi sonanti [Tenna e Benne], e poi risaliva dall’altra parte per perdersi nel silenzio della montagna. Era ottobre, le trincee, poco guarnite, erano sommerse dal fogliame, il lago risplendeva di fuoco azzurro, i colli posavano come grandi corone di fiori appassiti, corone mortuarie, pensavo sovente, ma senza paura” 
Il protagonista del racconto alzò la testa oltre l’orlo della trincea e girandola con prudenza come un innamorato vide “il gruppo del Brenta color celeste chiaro, con le sue pieghe rigide di vetro. E proprio in quelle nottate le stelle erano enormi e sembravano ritagliate in carta dorata…

In questo periodo, che scorre lento e senza avvenimenti, Musil ha modo di scrivere; la sua permanenza è assimilabile ad una vacanza in cui si può dedicare a varie attività ed ha modo di osservare la natura ed i luoghi che lo circondano. Qui gli echi della guerra che infuria nelle zone di Lavarone e Vezzena, si odono come un eco in lontananza.
Viene trasferito a maggio a Palù in Valle dei Mocheni, dopo l’entrata in guerra dell’Italia; questo è il luogo che ribattezzerà con il titolo di “valle incantata”, che descriverà e sarà spunto per i suoi racconti.
Nei Diari si trovano molti riferimenti ai luoghi da lui frequentati; descrive la salita in notturna al Passo della Portela (da Palù direzione Val Cava), attraverso le trincee della Panarotta ed il Fravort, il Sasso Rosso ed il Sasso Rotto, Cima Sette Selle, fino allo Slimber, a passo Palù e alla Val Calamento. Ma il luogo che più ricorre nei suoi scritti è il Lago d’Ezze, dove si reca a pescare.

4 luglio (…) Visto il cannoneggiamento delle fortificazioni di Monte Verena con mortai 30,5. Lì dove coglie il proiettile, s’alza verticalmente una fontana di fumo e polvere, che sopra s’allarga come un pino ad ombrello. Si ha una sensazione neutrale, come al tiro a segno. Lo stesso quando sotto nella Val Sugana si vedono pattuglie italiane e il plotone che ogni giorno porta i viveri a Gobo e le loro trincee. Intorno alle fortificazioni austriache i fori delle granate delle ultime cannonate sono evidenti come fori di talpe.

Qui ebbe modo di conoscere la contadina Lena Maria Lenzi, con la quale instaura una relazione affettiva: questa storia, rielaborata nel 1921, darà vita al racconto intitolato “Grigia”
Così erano quelle donne. Vestivano gonne di lana bruna con galloni rossi, blu o gialli alti un palmo e i fazzoletti che portavano in capo o incrociati sul seno erano di cotone stampato a disegni moderni, ma qualcosa nei colori e negli accostamenti riportava indietro nei secoli, ai lontani progenitori. Più antico di tutti i costumi paesani, era come uno sguardo tardivo, venuto attraverso i tempi, ormai fioco e velato, ma lo si sentiva nettamente.”  
Bianchi e violetti, verdi e bruni erano i prati. Egli non era uno spettro. Una selva incantata di antichi larici, dal leggero vello verde chiaro, stava su un pendio di smeraldo. Sotto il muschio doveva vivere cristalli bianchi e violacei. In mezzo al bosco il torrente che saltava giù da una roccia sembrava un gran pettine d’argento.” 

La sua estate nella Valle dei Mocheni ebbe anche un altro sbocco letterario nel racconto “Die Durstigen” (“Gli assetati”) del 1924. 
Nel novembre 1915 il reparto di Musil fu spostato dalla Valle dei Mocheni e pochi mesi dopo, gravemente malato, lo scrittore fu temporaneamente congedato.

Recentemente e’ stato realizzato in valle dei Mocheni un percorso letterario, libero e permanente, nei luoghi segnati dalla presenza di Musil e presenti nei suoi testi narrativi. 


Per approfondire: 
Fontanari e M. Libardi, Robert Musil: la “grande esperienza della guerra”, in Pergine e la 1a guerra mondiale, A. V. Associazione Amici della storia, Pergine Valsugana (TN), 1985, pp. 383-499.
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