Caposaldo Italiano del Monte Lefre
Il
principale osservatorio degli italiani sulla Valsugana era situato sul “testone” del
Monte Lefre, un impervio sperone roccioso con pareti incombenti alte centinaia di metri. Denominato anche Lèvre, l'Efre o Levret nei documenti militari dell’epoca, il monte venne occupato il 5 giugno 1915 da reparti di fanteria dell’84° reggimento della brigata Venezia provenienti dal Tesino.
Furono iniziati subito i lavori per renderlo un
osservatorio fortificato e venne realizzato un sistema di caverne su più livelli, necessarie sia per il controllo del fondovalle che per alloggiarvi pezzi d'artiglieria. Venne anche installato un potente riflettore del diametro di quasi un metro: collocato su un carrello décauville, scorreva su un tratto di binario terminante in galleria in modo da poterlo portare velocemente al riparo in caso di necessità.
Un'incisione del 1917 ricorda il 1° gruppo fotoelettrico del 6° Reggimento Genio, artefice del ricovero in caverna del gruppo elettrogeno destinato ad alimentare il riflettore. Un’altra targa risulta posta dalla 101° Compagnia zappatori del Genio, un reparto che lasciò consistenti tracce del suo operato anche sul Monte Silana.
Il presidio del caposaldo era fornito a turno dalle
brigate di fanteria “Venezia” e “Campania” mentre un buon numero di artiglieri serviva i pezzi da 75 ed i più pesanti cannoni da 120G. Nel giugno del 1917 la guarnigione del Lefre potè assistere alle fasi della
tragica battaglia dell’Ortigara e vi furono anche interventi delle sue artiglierie per colpire obiettivi sull'altipiano al di là del solco del Brenta.
L’osservatorio del Lefre avrebbe dovuto dimostrare la sua importanza a metà settembre del 1917 quando il comando italiano decise di attuare uno sfondamento delle linee austriache all'altezza del paese di Carzano. Il servizio informazioni del Regio Esercito aveva stabilito dei contatti con un gruppo di cospiratori di etnia slava che prestavano servizio in un reparto austriaco impiegato in prima linea. La loro azione avrebbe dovuto consentire l’apertura di varchi attraverso cui le truppe italiane sarebbero passare per puntare poi verso Trento.
Ma l’attuazione del piano si tramutò in un fiasco perché vi furono sia esitazioni nei comandi operativi che ritardi nel concentramento delle truppe. Con la conseguenza che vi furono quasi milleduecento perdite tra gli italiani, in buona parte
Bersaglieri del 72° battaglione. Racconterà il capitano Arturo Marpicati nelle sue memorie:
“…verso le 10 del mattino s’alza dal testone di Monte Lèvre una lunga fumata nera, jellato segnale della ritirata immediata…L’avvilimento è generale (…)” (vedi bibliografia).
Nelle sue memorie il generale Pettorelli Lalatta indica l’osservatorio speciale del “Monte Lèvre” come uno dei
“tre più delicati sensori del servizio informazioni”, oltre alla ricognizione aerea e le stazioni di intercettazione. (vedi bibliografia).
Alla fine del sentiero che dal rifugio si snoda tra le trincee e giunge al caposaldo, si trova un punto panoramico che offre un’impareggiabile vista su: Cima della Caldiera, Cima del Campanaro, monte Ortigara, Cima Undici e Dodici, il Civaron e l’Armentera, Cima Vezzena fino al Becco di Filadonna, la Panarotta, il Fravort, il Salubio e tutti i borghi e frazioni di fondovalle da Strigno a Telve di Sopra.
Come raggiungerlo: statale 47 della Valsugana dopo Borgo Valsugana seguire le indicazioni per il passo del Brocon e Tesino fino all'abitato di Pradellano, si gira a destra e seguendo le indicazioni si prosegue per il Rifugio Monte Lefre.
Per approfondire:
Girotto Luca e Gioppi Franco,
Itinerari della Grande Guerra in Valsugana Orientale e Tesino, Tipografia Litodelta, Scurelle (TN) 2007, pp. 51-54.
G. Ielen, A. Bettega, M. Caleffi, G. Bornacini,
La montagna racconta – Itinerari escursionistici sulle tracce della Grande Guerra tra Tesino e Vanoi, Scurelle (TN), Litodelta, 2011, pp. 40-47..
Marpicati Arturo,
…E allora non dimenticateci Diari e racconti della guerra 1915-1918, Torino, Società Editrice Internazionale, 1963.
Cesare Pettorelli Lalatta ,
L'occasione perduta : Carzano 1917, Milano, Mursia, 1967.