Sant'Osvaldo
La zona si colloca tra i
rilievi della Panarotta e del Fravort.
Nel luglio del 1915 le truppe italiane vi installarono alcuni avamposti mentre sul dosso gli austriaci realizzarono due trincee sovrapposte, l'ultima a pochi metri dalla chiesetta omonima. Un lungo trincerone sottostante, rafforzato alle estremità da due robusti blockhaus e protetto da ampie fasce di reticolati rappresentava il primo sbarramento.
Qui, tra il 4 e il 6 aprile 1916, una compagnia di fanteria e circa 200 volontari della "
Compagnia della morte", al comando del capitano Cristoforo Baseggio intrapresero il primo assalto italiano alla posizione.
Per tre giorni i soldati combattono in mezzo a più di 50 cm di neve e con temperature vicine allo zero; la lotta infuriò in violenti corpo a corpo, con ripetuti attacchi e contrattacchi che disseminarono di cadaveri la zona circostante la chiesetta. Il 6 aprile, dei 200 uomini della "Compagnia della morte" solamente 57 erano ancora in grado di combattere. Poi gli scontri subirono un arresto che impedì agli italiani di cogliere il momento favorevole.
Dopo che i volontari esploratori, avevano ripiegato verso valle, il capitano Habermann, comandante del
presidio austriaco di Sant'Osvaldo, aveva fatto ripiegare le sue due compagnie sulla retrostante e più elevata quota 1623 dello Spigolo della Frattasecca lasciando nei pressi della chiesetta solo un avamposto votato al sacrificio.
Le operazioni d'attacco ripresero il 12 aprile,
sui due lati della Valsugana; contemporaneamente contro Sant'Osvaldo e lo Spigolo Frattasecca vennnero impiegati 7000 uomini in un'offensiva ad ampio raggio. Evitando rischiosi attacchi frontali, riuscirono così ad occupare di sorpresa il cocuzzolo della chiesetta grazie ad una manovra aggirante sul versante di Val Larganza.
In meno di due ore di combattimenti
la posizione venne conquistata dagli italiani al prezzo di soli 22 caduti. La sera stessa le forze italiane riuscirono a portarsi a quota 1581 m, ma l'azione verso lo Spigolo Frattasecca e in direzione di Erterli, pianificata per il giorno seguente, dovette arrestarsi di fronte alla neve alta oltre un metro ed alla resistenza austriaca.
Ma Sant'Osvaldo ed il soprastante cocuzzolo (q. 1581) rimasero in mano italiana solo per pochi giorni: si trattava infatti di una posizione avanzata attaccabile da tre lati, priva di ricoveri e con trincee embrionali ancora immerse nella neve.
Il 16 aprile due battaglioni austriaci, in una sola ora e mezzo spazzarono via ogni difesa, massacrando o catturando quattro compagnie di fanteria italiana; solo poche decine di superstiti si precipitarono giù per i boschi, riuscendo ad imbastire una certa resistenza più in basso, a Prà del Voto.
L'
offensiva austriaca in Valsugana, dal 16 al 23 aprile (data del ripiegamento su Tesobbo e Roncegno), era costata agli italiani circa 1050 soldati fuori combattimento mentre gli austroungheresi avevano perso oltre 1600 uomini.
Sant'Osvaldo ritornò quindi stabilmente in mano asburgica, perdendo poi importanza come osservatorio ed avamposto in conseguenza della
Strafexpedition del maggio 1916, che
spostò il fronte di Valsugana sulla linea del torrente Maso.
Come raggiungerlo: Sentiero interamente immerso nel bosco. Partenza dal Ristorante Bernardi in località Cinque Valli a Roncegno. Di qui su strada forestale pianeggiante che porta in località Voto e poi alla Chiesetta di Sant’Osvaldo;
eretta a memoria dei caduti della Prima Grande Guerra. Lungo il percorso ci si imbatte in numerose trincee e buche risalenti alle vicende belliche 1915 -1918. La lunghezza del percorso è di circa 1,3 km di facile percorrenza e adatto a tutti.
Per approfondire:
Luca Girotto,
La battaglia di Sant’Osvaldo montagna di Roncegno marzo-aprile 1916, Litodelta, Scurelle (TN) 2006