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Paolo Monelli


Paolo Monelli, considerato uno dei più brillanti scrittori e giornalisti dello scorso secolo, è famoso soprattutto per il suo diario di guerra dal titolo “Le scarpe al sole”, divenuto “il libro” per eccellenza degli Alpini durante la Grande Guerra.

Nato a Fiorano Modenese nel 1891, si trasferisce a Bologna dove effettua gli studi liceali ed ottiene la laurea in Giurisprudenza, mentre lavora saltuariamente come stenografo a “Il Resto del Carlino”. Esentato dal servizio militare perché figlio unico (il fratello è morto in giovane età), fa domanda per divenire ufficiale di fanteria nella Milizia Territoriale, specialità Alpini (appassionato di montagna, qualche suo articolo in merito alle attività sportive viene pubblicato sul quotidiano).

Nell'estate del 1915 viene destinato a Belluno al 7° Reggimento Alpini e poi inviato a Feltre per il corso da ufficiale di complemento. Nominato sottotenente, ai primi di novembre raggiunge a Bieno in Valsugana  il battaglione Val Cismon comandato dal maggiore Rambaldi; qui gli viene affidato il III° plotone della 265^ compagnia, le cui vicende narrerà nel suo diario.

Partecipa a numerosi combattimenti che hanno luogo tra la Valsugana e le Alpi di Fassa, finché nella primavera del ’17 viene mandato in Tesino per addestrare un nuovo battaglione all'uso degli ski. Viene poi trasferito al Cuneo, anch’esso di nuova formazione, con cui partecipa alla sanguinosa battaglia dell’Ortigara del giugno 1917. In seguito gli viene affidata la 301° compagnia alpina del battaglione Monte Marmolada e viene promosso capitano.

Dopo Caporetto il suo battaglione difende le posizioni del Tondarecar-Castelgomberto; nell'intento di respingere i continui attacchi austriaci il reparto viene distrutto e Monelli con i pochi sopravvissuti del Marmolada vengono fatti prigionieri il 5 dicembre.
Portato - via Trento - nel castello di Salisburgo, poi a Braunau in Boemia, ad Hart e a Sigmundsherberg, tenta due volte la fuga ma viene ripreso.
Cessata la guerra, rimane in Austria con le forze di occupazione del Regio Esercito e rientra in Italia sul finire del 1919.

Per il suo comportamento nei combattimenti di Marter (Valsugana), dell’Ortigara, delle Melette e del Tondarecar-Castelgomberto Monelli è decorato con quattro medaglie di bronzo e una croce di guerra al valor militare.

Nel dopoguerra inizia la sua carriera di giornalista professionista; diverrà redattore e corrispondente per le principali testate nazionali e darà alle stampe anche una ventina di volumi con argomenti che spaziano dai reportages da paesi esteri a indagini storico-giornalistiche, dalla critica letteraria alla linguistica, al romanzo storico.
Nel 1921 pubblica la prima edizione del suo diario di guerra “Le scarpe al sole”, sottotitolato “Cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino”. Il libro sarà più volte ristampato negli anni a seguire e comparirà anche in un’edizione in lingua inglese - con il titolo “Toes up” - per il pubblico anglofono.
Nel 1935 viene presentata alla Mostra del Cinema di Venezia anche una sua trasposizione cinematografica, per la regia di Marco Elter già ufficiale alpino in Adamello, però con un trama in parte diversa. 

L’opera può essere suddivisa in tre parti: nella prima, più ironica e leggera, si narrano le vicende degli alpini del Val Cismon nel periodo dalla Valsugana al monte Cauriol. La seconda, di guerra dura, vede attori gli alpini del Cuneo e del Monte Marmolada durante la battaglia dell’Ortigara, delle Melette e di Castelgomberto. Nella terza parte si narrano le vicende della prigionia in Austria e Boemia.

Nel 1963 Monelli sposa Palma Bucarelli, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, che alla morte del marito nel 1984 cede alla Biblioteca Statale Antonio Baldini di Roma il fondo librario costituito da 11 mila volumi e l’archivio. Quest’ultimo, costituito da 170 faldoni, comprende anche un fondo fotografico di migliaia di immagini scattate dallo stesso Monelli: tra queste, circa 700 sono quelle che vanno dalla fine del 1915 all'estate del 1917. Da Monelli tenute assolutamente riservate (salvo alcune, comparse nell'edizione inglese del 1930), le più significative sono state oggetto di una mostra fotografica (una “prima nazionale”) realizzata nel 2008 a Borgo Valsugana grazie a un’iniziativa congiunta dell'ASCVOT di Borgo e la Biblioteca Statale Baldini. 

E non solo gli alpini in guerra, ma anche la Valsugana e le montagne contigue sono immortalate da Monelli con la penna e con l’obiettivo: Borgo Valsugana e Castel Telvana, Roncegno, Tesobbo, Marter, Telve, Strigno, Sant’Osvaldo, il Salubio, Musiera, Monte Setole, Ciolino, Cima Valpiana, forcella Magna, Cima d’Asta, forcella Regana, Cimon Rava, Val Sorgazza, Malene, le Buse Todesche, Val Campelle, il Tesino, il monte Cauriol, l’Ortigara e Passo dell’Agnella. Posti che dovevano essergli rimasti nel cuore, se attorno al 1950 lo ritroviamo - e lo testimoniano altre foto - a scarpinare per le forcelle in vista dei Lagorai.

Riportiamo di seguito alcune citazioni dal diario di Paolo Monelli, ripercorrendo il suo periodo in Valsugana. La narrazione alterna momenti di tranquillità a fatti più cruenti, dondolandosi fra citazioni colte e storielle che nella loro ironia fanno sorridere, pur se inserite in un contesto di guerra. 

Nel Grand Hotel di Roncegno sulle seggioline bianche i soldati si crogiolavano a questo solicello, davanti al porticato, a vista della valle striata di neve. Oggi l’artiglieria tace, da questa parte: si sfoga altrove, ed i soldati commentano i rombi come il villano del Manzoni.” 

Turin è dello stesso avviso, spalle come un armadio e un testone tondo sul collo corto (il testone glielo ruppe una scheggia a Sant’Osvaldo e ringraziai il cielo che aveva un elmo Farina se no andava al Creatore – adesso per riconoscenza l’elmo Farina non lo smette più).” 

Ma i subalterni sono fior di ribaldi, e hanno fatto una canzonetta in cui è questione di un certo generale Satta. La canzonetta vuol sapere chi è stato quel bel tipo che ci ha avviati per quella strada che abbiamo salito in tanti e disceso in così pochi. E la chiusa suona precisamente così:  E’ stato Satta/ che ci ha insegnato/ la stradella, la stradella / del Cauriòl.” 

- Lo avevo capito dalle tue cartoline che eri all'Ortigara – dice mio padre. – Ma come, se mandavo come al solito le stesse cartoline col nulla di nuovo? – Quando sei in un azione – replica mio padre – tu cominci le tue cartoline sempre con le parole «tutto bene». E’ un abitudine che hai preso senza accorgertene. Me ne sono accorto io.” 


Per approfondire:
Paolo Monelli, Le scarpe al sole, cronaca di gaie e tristi avventure di alpini, muli e vino, ed. Libreria Militare, Milano, 2008.
1915-1918 : al fronte con Paolo Monelli : Valsugana Lagorai Ortigara : i luoghi ed i volti de "Le scarpe al sole", a cura di Giuseppe Ielen e Luca Girotto ; coordinamento editoriale Fulvio Alberini e Massimo Libardi, Borgo Valsugana (TN), Comune di Borgo Valsugana, 2008.
 
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