Vivere la montagna nell'epoca dei cambiamenti climatici
Nuove date da definire
Vivere la montagna nell'epoca dei cambiamenti climatici
Sabato 11 novembre 2023
Sala Rossa, 17:00-19:30
Comunità Valsugana e Tesino
Piazzetta Ceschi 1, Borgo Valsugana
Italia Nostra. Sezione Trentino 1963-2023
60 anni a tutela
del bene comune
Intervengono:
Luigi Casanova Vicepresidente della sezione trentina d'Italia Nostra
Introduzione
Mauro Varotto Docente di Geografia e Geografia culturale all'Università degli Studi di Padova
Coordinatore del Gruppo Terre Alte del Comitato scientifico centrale del CAI
I paesaggi delle Dolomiti:
homo videns, homo vivens, homo ludens
Enrico Camanni Scrittore e alpinista, vicepresidente di Dislivelli
La frequentazione delle Alpi.
Nuovi significati, nuovi rischi, nuovi impatti
Seguirà dibattito moderato da Luigi Casanova
SESSANT’ANNI DELLA SEZIONE TRENTINA D’ITALIA NOSTRA
Sessant’anni intensamente spesi per fronteggiare le aggressioni al patrimonio culturale e naturale del Trentino, frutto di una visione miope del progresso socio-economico a spese del patrimonio irriproducibile di natura e di cultura.
In un’epoca contrassegnata dal cambiamento climatico, i decisori politici non pare abbiano compreso le conseguenze dell'aggressione ai valori naturalistici, paesaggistici, culturali del territorio. Prosegue lo sviluppo scriteriato degli anni ‘60 e ‘70: uno sviluppo che aggredisce i beni comuni – l’acqua, le foreste, la biodiversità, i paesaggi – e ora sta invadendo anche le alte quote, fino a poco tempo fa ritenute inviolabili. Occorre dunque rinnovare l’impegno nella difesa dei beni primari. L’incontro si propone di avviare una riflessione sulle modifiche dell’uso della montagna, non solo nella Provincia, ma in tutte le Alpi.
La montagna di domani
Italia Nostra si è sempre impegnata nella tutela degli ambienti naturali: le aree protette, la qualità della loro gestione, la difesa della valle di Genova, le Giudicarie aggredite dalla folle escavazione dell’uranio, la qualità delle acque di laghi e torrenti, l’integrità dei sistemi forestali, la limitazione all’espansione dell’industria dello sci, la salvaguardia della fauna selvatica e ittica, la limitazione dell’uso dell’auto privata. A questo si aggiunge oggi il contrasto al consumo di suolo e al prolungamento dell'A31 (Valdastico). Negli ultimi decenni il turismo si è dequalificato puntando sulla quantità invece che sulla qualità. Come ci ricorda Corrado del Bò, docente di etica del turismo, “va in scena la turistificazione, ovvero la sostituzione di una comunità con una non comunità come quella turistica”. Il compito che ci aspetta è gravoso. C’è bisogno di una nuova sensibilità, d'investire in risparmio e sobrietà in ogni settore. C’è bisogno di più ricerca scientifica, di formazione e di progresso culturale nell'uso del territorio. Partendo dalle alte quote, dalla qualità dei pascoli e boschi per arrivare ai fondovalle fino alle grandi pianure. Perché ciò avvenga c’è bisogno della democrazia partecipativa, ultimamente umiliata. Un compito che va inserito nel contesto dei cambiamenti climatici, perché chi abita le città sempre più “bollenti" avrà bisogno di un dialogo intenso con le montagne. Prepariamoci ad accogliere e ospitare nuovi soggetti che poco conoscono il nostro territorio e i valori della montagna.
Le sfide che ci attendono
La tempesta Vaia ha lasciato cicatrici profonde nel sistema forestale. Le conseguenze si fanno sentire con il diffondersi del “bostrico”, che renderà marginale la presenza dell’abete rosso e produrrà nuovi boschi ricchi di specie e auspicabilmente disetanei. La tempesta Vaia ha anche modificato i rischi sul territorio: andrà ridisegnata la Carta dei pericoli e servirà una nuova pianificazione forestale. Quella tempesta ha insegnato poco: si è creata una nuova rete di strade forestali, troppe delle quali inutili, si sono imposte protezioni aggressive, impattanti e costose. Basta consumo di suolo: si riusi il patrimonio infrastrutturale esistente, specie in alta quota. Si dovrà investire nell'agricoltura biologica, risparmiare acqua e energia, investire in mobilità dolce anche imponendo, dove necessario, il numero chiuso. Si dovrà investire nelle aree protette, nella sperimentazione di nuove pratiche, nella tutela dei paesaggi, nel potenziamento della biodiversità faunistica e vegetale, rinnovando la fertilità dei suoli. Queste sfide devono dare solidità ai 17 obiettivi dell’Agenda ONU 2030, riportare credibilità alla Fondazione Dolomiti UNESCO, alle Reti delle riserve e ai loro progetti di valorizzazione ambientale, sempre meno credibili.
Italia Nostra c’è, ma per crescere e consolidarsi ha bisogno del supporto della cittadinanza, del confronto con le associazioni che difendono la natura, del dialogo con le categorie imprenditoriali e con le istituzioni. Sessant’anni d'esperienza sono un valore, un patrimonio che intendiamo mettere a disposizione della collettività.